EcoFoodFertility, il nuovo modello di valutazione dell'impatto ambientale sulla salute umana

EcoFoodFertility, primi dati: più veleni e metalli nel sangue e nel seme di chi vive in Terra dei Fuochi

Cominceranno pure a “sparire” le prime di oltre tre milioni di ecoballe in Campania, ma intanto in Terra dei Fuochi non c’è di che essere ottimisti nel leggere i risultati di uno studio pilota di biomonitoraggio nell’ambito del progetto di ricerca EcoFoodFertility appena presentato da Luigi Montano dell’Asl di Salerno al congresso nazionale di Andrologia di Stresa (28-31 maggio). Sono stati esaminati 110 maschi sani, omogenei per età e abitudini di vita, residenti in

Terra dei Fuochi (60) e nell’Alto Medio Sele in provincia di Salerno (50). «I dati - arriva al dunque lo stesso Montano, che ha coordinato il lavoro con il CNR di Avellino, di Napoli ed il gruppo di tossicologia riproduttiva dell’Istituto Superiore di Sanità - evidenziano una presenza di più elevate concentrazioni di alluminio, cromo, manganese, litio e cobalto nel sangue e più elevati livelli di cromo, rame e zinco nello sperma dei maschi residenti in Terra dei Fuochi associati anche ad alterazioni della bilancia ossido-riduttiva nel seme, ridotta motilità spermatica e danni al DNA spermatozoario rispetto a quelli dell’area di controllo del Salernitano».

«Inutile aspettare i dati di mortalità e incidenza»

Luigi Montano

«La ricerca fornisce una evidenza scientifica di maggiore affidabilità del liquido seminale come precoce e sensibile biomarcatore di esposizione ambientale. Anche se il “reclutamento” al momento conta 260 persone (ma abbiamo avviato altri campioni per ulteriori analisi) - dice ancora Montano - il peso ambientale “residenziale” come dimostra questo studio si sente e noi stiamo cercando di individuare i segnali più precoci e meno visibili del rischio senza aspettare che la malattia ci assalga quando è tardi, a nostro avviso i dati epidemiologici di mortalità o incidenza per tumore hanno tempi non compatibili con una così urgente necessità di conoscere la vera dimensione del problema Terra dei Fuochi. E l’obiettivo di EcoFoodFertility è quello di proteggere la popolazione con percorsi di prevenzione primaria che considerino i sistemi organo-funzionali più sensibili agli stress ambientali, come il sistema riproduttivo». Lo studio Lo studio ha rilevato «differenze in termini di bioaccumulo di metalli pesanti nel sangue e nel seme - associate ad alterazioni dell’equilibrio ossido-riduttivo nel seme, della motilità spermatica e danni al Dna degli spermatozoi - fra due gruppi di maschi sani, omogenei per età e abitudini di vita e residenti in due aree campane».

La Terra dei Fuochi e l’area dell’Alto medio Sele in provincia di Salerno, «configurando un possibile maggior rischio biologico nei residenti della Terra dei Fuochi». In particolare «il dato del cromo, che nella forma esavalente è ritenuto dallo Iarc cancerogeno e genotossico, è il metallo che risalta di più all’attenzione dei ricercatori». Ma oltre a «questa differenza importante, sono stati rilevati anche più bassa motilità degli spermatozoi, maggiori danni al Dna nei soggetti di Terra dei Fuochi e alterazioni delle difese antiossidanti che, insieme, fanno supporre un certo peso dell’area di residenza e quindi dell’ambiente sulla salute riproduttiva», peso che, secondo Montano, «può nel tempo tradursi in un danno alla salute complessiva e predisporre a patologie maggiori». Dal primo studio che considera gli spermatozoi cellule-sentinella dell’ambiente seguiranno «ulteriori valutazioni per altri contaminanti (diossine, Pcb, Ipa, pesticidi, bisfenoli, ftalati, parabeni e nanoparticelle) e altri esami anche genetici ed epigenetici per completare il quadro delle analisi».

 

FONTE: Corriere del Mezzogiorno (31/05/2016)