EcoFoodFertility, il nuovo modello di valutazione dell'impatto ambientale sulla salute umana

RQI® e Ecofoodfertility: uno studio scientifico degli effetti del metodo sull’organismo umano

Sono ormai migliaia le testimonianze di chi usa con successo il Metodo RQI®, anche tra i professionisti della salute (medici, terapisti, eccetera). Si sente dunque ora l’esigenza di dare al Metodo una prova in più, quella dell’evidenza scientifica. Uno studio, una ricerca che, con dati e numeri alla mano, provi scientificamente quello che le migliaia di testimonianze già raccontano: le modificazioni positive che il Metodo è in grado di apportare alla vita di ciascuno.

Da questo presupposto nasce dunque la collaborazione con il Progetto Ecofoodfertility, coordinato dal dottor Luigi Montano, responsabile di Andrologia dell’ASL di Salerno presso l’ospedale San Francesco D’Assisi di Oliveto Citra, nonché attuale Presidente della Società Italiana di Riproduzione Umana. “Il seme maschile – spiega il dottor Montano – è una sentinella dello stato di salute generale dell’uomo e di come le condizioni ambientali possono influire su di essa”.
Questo l’assunto su cui si basa il progetto Ecofoodfertility, di cui è ideatore e coordinatore (sito www.ecofoodfertility.it). Esso infatti “nasce per meglio comprendere con un approccio multidisciplinare e sistematico sugli effetti della contaminazione ambientale, delle abitudini alimentari, degli stili di vita sulla fertilità”. Ma non solo sulla fertilità, ci spiega al telefono il dottor Montano, bensì sullo stato di salute generale dell’uomo.
“Il liquido seminale è una cartina tornasole della salute dell’individuo perché è molto sensibile agli stress endogeni oltre che alle sollecitazioni ambientali, inoltre è un bioaccumulatore di sostanze contaminanti e a differenza dell’ovogenesi (la cui riserva è alla nascita e si consuma dalla pubertà in poi nella donna) gli spermatozoi nel maschio dalla pubertà in poi vengono prodotti continuamente dal corpo dell’uomo e quindi più replicazioni, più possibilità di mutazioni e quindi più sensibilità agli stress.

Inoltre il seme maschile è facilmente accessibile e studiabile. In definitiva sono le cellule ideali per uno studio di impatto ambientale. Con un nostro studio già pubblicato di recente abbiamo confermato ciò e con altri in fase di pubblicazione lo stiamo ulteriormente validando come fluido ideale, un nuovo modello di valutazione per l’impatto ambientale sulla salute umana e utile per innovativi programmi di prevenzione primaria, in particolare per le popolazioni che vivono in zone a rischio”.

Il progetto Ecofoodfertility ha già avuto ampi spazi sui media italiani ed è patrocinato dalla Società Italiana di Urologia, Società Italiana di Andrologia e Società Italiana di Riproduzione Umana. Nato inizialmente in Campania per studiare il nesso tra inquinamento ambientale e alcune patologie nelle provincie a nord di Napoli e basso casertano (Terra dei Fuochi), coinvolge ormai diverse aree d’Italia e a breve d’Europa, avvalendosi di esperti medici e ricercatori di enti come il CNR, aziende sanitarie pubbliche, Università e centri di ricerche Italiani ed europei.

IL DOTT. LUIGI MONTANO condurrà lo studio su campioni di liquido seminale, cartina tornasole dello stato di salute generale.

Come si lega dunque il progetto Ecofoodfertility al Metodo RQI®?

“Il nostro intento – spiega Montano – è quello di valutare in maniera scientifica gli effetti del Metodo RQI® attraverso dei dati misurabili”

La sperimentazione partirà entro la fine dell’anno e conterà su un numero di volontari – si punta ad averne 100 ma la base minima è 50 – che si sottoporranno ai controlli sul liquido seminale prima e dopo l’applicazione del Metodo. “Si partirà da una valutazione a tempo zero dei volontari, attraverso una serie di esami: quelli di base, esami ormonali e ovviamente l’esame del liquido seminale compresi alcuni tossicologici ed epigenetici. Inoltre saranno sottoposti a un questionario sullo stile di vita. Gli stessi esami saranno fatti alla fine del periodo di applicazione del Metodo”.

I candidati ideali per partecipare alla sperimentazioni sono soggetti maschi tra i 20 e i 50 anni mediamente sani, non fumatori, non affetti da malattie croniche e non esposti professionalmente.

Che non abbiano, dunque, fattori che già di per sé possano alterare già alla base i valori della ricerca. “Il risultato di questa ricerca – conclude Montano – sarà pubblicato su riviste scientifiche internazionali, come si fa per ogni ricerca”.

Durante il corso in aula RQI® di ottobre 2017, al quale parteciperà anche il dottor Montano, verranno selezionati i primi volontari per la sperimentazione. Compila il modulo qui sotto per scoprirne di più!

 

Fonte: rqi.me (01/08/2017)