EcoFoodFertility, il nuovo modello di valutazione dell'impatto ambientale sulla salute umana

Il fatto vesuviano: Inquinamento e infertilità

È da quale anno che il tema della Terra dei Fuochi sembra essere uscito dalle agende dei media, dopo il clamore che invece aveva avuto in precedenza; eppure, una ricerca lancia un nuovo allarme sulla salute delle persone che vivono nella zona a cavallo tra le province di Napoli e quella di Caserta, e in particolar modo degli uomini. Il rapporto tra inquinamento e infertilità Come rivela la Società Italiana di Andrologia, c’è un preciso e forte legame tra inquinamento e infertilità maschile,

un fenomeno che appare in vertiginoso aumento; in particolare, lo smog e gli altri nemici dell’ambiente provocano danni al liquido seminale di uomini che vivono in aree critiche, come appunto la Terra dei Fuochi o la zona di Taranto, perché agisce sulla vitalità degli spermatozoi e sulla loro mobilità, con grande preoccupazione anche per il futuro.
Effetti nella Terra dei Fuochi Già oggi, infatti, l’infertilità è un problema che colpisce una fetta crescente di popolazione, come spiega anche dalle pagine del sito www.andrologo-urologo.com il dottor Giuseppe Quarto, specialista del settore che è diventato un riferimento online come andrologo a Napoli, mentre la sola disfunzione erettile colpisce
più 3 milioni di italiani, con un’incidenza che supera il 10 per cento della popolazione di sesso maschile. Ma questo è nulla rispetto al quadro “nero” che sembra delinearsi a causa dell’inquinamento.
Conseguenze sul DNA Se infatti era stato già riscontrato un effetto grave sulle persone che vivono in zone a rischio inquinamento, con una riduzione della fertilità che è stimata intorno al 50 per cento nell’ultimo mezzo secolo, ora è stato anche dimostrato che inquinanti modificano la struttura del DNA. Insomma, “il problema insomma non riguarda solo i soggetti esposti, che rischiano di essere più vulnerabili a diverse patologie, ma le nuove generazioni”, come sintetizzato da Luigi Montano, Presidente della Società Italiana di Riproduzione Umana. 30 per cento di rischi in più...

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