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EcoFoodFertility, il nuovo modello di valutazione dell'impatto ambientale sulla salute umana

Fertilità maschile e inquinamento? Un aiuto dalla Dieta Mediterranea

Per la prima volta uno studio conferma che, insieme al corretto stile di vita, la Dieta Mediterranea migliora la qualità del liquido seminale nei giovani maschi, anche se nati nelle aree più inquinate d’Italia.

Che la Dieta Mediterranea sia basilare per la salute è cosa nota. Alle sue innumerevoli virtù se ne aggiunge un’altra, magari meno nota. Insieme a un corretto stile di vita, con attività fisica regolare, la Dieta Mediterranea può migliorare la qualità del liquido seminale nei giovani maschi, anche se sono nati nelle aree più inquinate d’Italia. Lo rivela lo studio FASt (Fertilità, Ambiente, Stili di Vita) finanziato dal Ministero della Salute all’Asl di Salerno e pubblicato sulla prestigiosa rivista European Urology Focus.


Primo studio al mondo a riguardo
Lo studio, che ha visto la partecipazione di un importante partenariato composto dall’Istituto Superiore di Sanità, Università di Brescia, Milano, Napoli Federico II, Cnr ed Enea, è il primo trial clinico mai realizzato al mondo sugli effetti della Dieta Mediterranea e dell’attività fisica sulla fertilità di maschi giovani in aree ad alto inquinamento .

Il progetto durato oltre due anni è stato, infatti, condotto in zone tra le più inquinate d’Italia e con indici più sfavorevoli di salute generale e riproduttiva: l’area di Caffaro nel bresciano, Terra dei fuochi in Campania e la valle del Sacco nel frusinate.

L’aumento esponenziale delle malattie cronico-degenerative nella popolazione generale, la maggiore incidenza registrata nelle ultime due decadi di tumori nella fascia di età dell’infanzia e dell’adolescenza e quindi la maggiore suscettibilità a malattie delle nuove generazioni, sta spostando l’attenzione della ricerca delle origini delle malattie sul fronte riproduttivo, considerando i gameti, in particolare quelli maschili (più sensibili rispetto a quelli femminili agli stress endogeni ed esogeni), il primo bersaglio.

Studio sulla fascia 18-22 anni
Lo studio è stato condotto nella fascia di giovanissimi (18-22 anni) proprio perché l’adolescenza è una fase particolarmente delicata in cui è alta la plasticità psico-biologica e quindi più efficace dovrebbe essere l’intervento di protezione non solo della fertilità.

È stato condotto su circa ottomila ragazzi tra i 18 e 22 anni, e per i rigidi criteri di selezione, ne sono stati selezionati circa 600 poi arrivati a 344 soggetti tutti sani, normopeso, non fumatori, non bevitori abituali, infine 263 sono stati quelli che hanno completato lo studio equamente divisi fra un gruppo che ha seguito l’intervento nutrizionale per 4 mesi secondo i dettami della Dieta Mediterranea accompagnata dalla fornitura in buona parte anche di alimenti biologici ed una moderata attività fisica e chi invece no.

Al momento del reclutamento e alla fine dei 4 mesi a tutti soggetti sono stati somministrati questionari (alimentari e stili di vita) ed eseguiti esami ematici di routine, esame del seme (numero, motilità, morfologia degli spermatozoi), stato ossidoriduttivo, epigenetico, proteomico e tossicologico su seme e sangue di metalli pesanti, Idrocarburi Policiclici Aromatici, Diossine, Policlorobifenili, PCB-diossino-simili.

«In soli quattro mesi la qualità dello sperma (numero, motilità, morfologia) e lo stato ossidativo sono risultati significativamente migliorati nel gruppo di intervento a differenza di quello di controllo, in cui sono invece peggiorati – ha commentato Stefano Lorenzetti dell’Istituto Superiore di Sanità - Un dato significativo anche considerando che allo studio hanno partecipato ragazzi in buona salute, con uno stile di vita sano.

 

Fonte:  www.italiaatavola.net (16/02/2021)